Judo

Judo:  Esordienti e Under 15

Martedì e Venerdì 18.00 - 19.30 e Sabato pomeriggio

Under 18 Under21 e Senior

             Lunedì e Giovedì 18.30 - 20.00 e Sabato pomeriggio

Per tutti Mercoledì 19.00 - 21.00

L'insegnante indicherà all'allievo il corso e l'orario più indicato.


Judo Adulti:  Lunedì e Giovedì 20.00 - 21.00 (tecnica-kata-randori) 

                           Martedì e Venerdì 19.00 - 20.00 (preparazione fisica)



Nascita del Judo: Il Contesto Storico
La storia giapponese è abbastanza particolare. In Giappone, infatti, il Medioevo dura fino al 1868, quando, con la Restaurazione Meiji, cioè il ritorno al potere dell'Imperatore, inizia un periodo di ammodernamento e apertura alla scena internazionale. Il sistema feudale fu demolito, furono aboliti i poteri sociali e politici dei Samurai e fu proibito il portare della spada. È in questo periodo di ondeggiamento tra un'occidentalizzazione spinta e un ritorno alla tradizione abbandonata che si inserisce “la figura ed il pensiero” del fondatore del Judo, il Prof. Jigoro Kano.
Jigoro Kano nacque nel 1860 a Mikage. Nel 1871 si trasferì a Tokyo e studiò i primi rudimenti del Ju-Jitsu sotto la guida del M° Teinosuke Yagi. In seguito studiò le tecniche di proiezione della Scuola Kito Ryu con il M° Tsunetoshi Ikubo e quelle di controllo della Scuola Tenjin Shin’Yo Ryu con i M° Hachinosuke Fukuda e Masamoto Iso. Nel 1882 creò un proprio metodo in cui classificò le tecniche di lancio di Kito Ryu e quelle di controllo di Tenjin Shin’Yo Ryo.
Chiamò la sua Scuola Judo Kodokan (tutt'ora esistente a Tokyo) per distinguerla da quella di Ju-Jitsu di Jikishin Ryu e dalle altre Scuole che usavano anch’esse il termine judo. Aveva allora 23 anni ed era insegnante del Gakushuin (Scuola dei Pari). Fondò il Kodokan nel Tempio Buddista di Eishoji con un dojo costituito da 12 tatami, e nel primo anno gli allievi furono 9 in tutto.
Nel 1886 sotto gli auspici della polizia metropolitana fu indetto un Torneo tra la Scuola del Judo Kodokan e quella di Ju-Jitsu del M° Hikosuke Totsuka che contava molti seguaci. La Scuola del Kodokan su 15 incontri ne vinse 13, pareggiandone 2. Si stabilì così la supremazia del Judo Kodokan sulle altre Scuole di Ju-Jitsu, non solo nei principi ma anche nella tecnica. La formula tecnica del Judo Kodokan fu completata intorno al 1887, mentre i suoi principi filosofici raggiunsero i massimi livelli attorno al 1922. Fu fondata in quell’anno la società culturale del Kodokan e fu proposto un movimento sociale che aveva per motto Seiryoku Zen’Yo (la massima efficacia) e Jita Kyoei (prosperità e mutuo benessere). 
Jigoro Kano morì nel 1938 dopo aver partecipato al 12º Convegno del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) al Cairo, che approvò la proposta di far svolgere i Giochi olimpici a Tokyo. Nonostante il M° Jigoro non considerasse il judo uno sport, si adoperò per portarlo gradualmente verso i giochi olimpici, sogno che si realizzo alle Olimpiadi di Tokyo nel 1964.

Judo: un metodo educativo
La parola Judo è composta da due ideogrammi che contengono in sé sia un significato etimologico che uno concettuale, filosofico.
La parola "ju" è il principio della cedevolezza che trova origine nella filosofia cinese e fu applicato ai più vari aspetti della vita quotidiana. La sua prima apparizione la si può trovare in un libro di strategia militare che risale a molti secoli prima della nascita di Cristo e la sua descrizione è: 

"La cedevolezza controlla la forza, la dolcezza controlla l'arroganza, la morbidezza è una virtù, la rigidità un difetto; il più debole è aiutato, il forte attaccato."

Il principio della cedevolezza è rappresentato dal salice che flette i suoi rami sotto il peso della neve per evitare che si spezzino come quelli della forte quercia. Quindi, tecnicamente, la cedevolezza non è da intendersi come un completo abbandono, ma un utilizzo intelligente della forza e del movimento dell'altro.
La parola "do" significa via: esso è il concetto stesso della vita, è la strada che un individuo deve percorrere durante lo sviluppo fisico, morale ed intellettuale per il miglioramento personale e della società che lo circonda. Kano preferì la parola "do" a "jutsu" (arte) in quanto descriveva bene l'innovazione che il Judo e portava rispetto alle altre discipline di combattimento.
Storicamente il Judo nasce come una disciplina educativa ed in seguito vi si aggiunsero componenti sociali, culturali e sportive. Tecnicamente il Judo evolve con i tempi e ogni maestro può e deve applicarlo nelle realtà in cui si trova.
Jigoro Kano volle soprattutto creare un metodo educativo, intendendo con educazione lo sviluppo armonico di fisico, intelletto e moralità, sostenendo che un corpo sano è fondamentale per le attività mentali e spirituali, e che ha valore solo quando è di aiuto a chi lo possiede nello svolgimento di attività utili alla Società.
Nelle due massime: "tutti insieme per progredire" attraverso "il miglior impiego dell'Energia" Kano asserisce che la prima costituisce il modo di agire che risiede nell'armonia e nella collaborazione con gli altri; mentre la seconda è fondamentale allo sviluppo, al progresso e al miglioramento qualunque sia l'obbiettivo da raggiungere, utilizzando al meglio le nostre capacità e potenzialità.
Egli era infatti convinto che un buon uso “dell'energia” indirizzato all'educazione fisica potesse migliorare il corpo; indirizzato alla mente, invece, migliora la cultura intellettuale e la morale; indirizzato alla quotidianità ,infine, migliora il modo di vivere. A chi lo pratica, il Judo infonde un'esperienza reale di combattimento all'interno e all'esterno di sé stessi, intendendo per "combattimento" non violenza o aggressività, ma un mezzo per poter affrontare e risolvere gli ostacoli che la vita ci propone quotidianamente.
Il Judo è una disciplina individuale, ma necessita “dell’altro" per il suo fondamentale apprendimento. Attraverso il confronto con gli altri si ha la possibilità di vedere e studiare i propri limiti, conoscerli , superarli. Nell’arte marziale del M° Kano il percorso, il cammino, la "via," è più importante del risultato stesso che si vorrebbe ottenere.
"Quando la massima efficacia è applicata all'elevazione e alla perfezione dello spirito e del corpo nella scienza dell'attacco e della difesa, richiede soprattutto ordine e armonia tra tutti i membri di un gruppo e questa condizione può essere ottenuta con l'aiuto e le mutue concessioni, che portano alla prosperità ed al mutuo benessere". Per conseguenza il fine ultimo del Judo é d'inculcare nell'animo dell'uomo lo spirito di rispetto per i principi della "massima efficacia" e di "prosperità e mutuo benessere", inducendolo così a praticarli. Individualmente e collettivamente tale uomo può raggiungere lo stadio più elevato e nello stesso tempo sviluppare il suo corpo ad imparare l'arte dell'attacco e della difesa.

“La massima efficacia nell'utilizzo dello spirito e del corpo è il principio fondamentale che regge tutte le tecniche del Judo, ma è anche qualche cosa di più. Esso può essere applicato a migliorare il corpo umano, rendendolo forte, sano e utile, costituendo così una educazione fisica.
Può incrementare la forza intellettuale e morale, diventando una forma educativa, parimenti può essere applicato a perfezionare gli organismi sociali, l'abbigliamento, i problemi dell'alloggio, le relazioni sociali, i metodi di lavoro, costituendo così il modello di un'arte di vita.
A questo principio universale ho dato il nome di Judo.”
Jigoro Kano
     

Suddivisione tecnica del Judo
II JUDO è diviso in due gruppi tecnici fondamentali: Shinken Shobu Waza, "tecniche di combattimento reale", che comprende tutte le possibili azioni (proiezioni, colpi con le mani e con i piedi, leve articolari, soffocamenti, ecc ) del judo stesso, e Randori Waza ,le "tecniche dell'esercizio libero", a cui, però, è stato tolto tutto quello che non è facilmente controllabile e pericoloso.
Possiamo quindi dire che tenuto conto di una giusta personalizzazione e di una necessaria progressione in funzione anche delle differenti età, il Judo sia una disciplina praticabile da tutti.
Lo studio tecnico avviene attraverso esercizi specifici e metodi di allenamento, spesso molto vari tra loro e legati ad esperienze di vari Maestri. Al di là di tutte le tecniche o metodi di allenamento, la pratica fondamentale è KATA e RANDORI. Il principiante deve capire che la pratica del Judo non è solo esercizio fisico. Indirettamente, infatti, a causa di un avversario che si ha di fronte, anche la mente è costretta a partecipare.
Il Judo è una disciplina che prevede esercizi per lo sviluppo fisico e tecnico (RANDORI) ed esercizi per potenziare determinate facoltà mentali (KATA). 
Nei KATA, la mente del praticante interviene direttamente e ne guida tutti i movimenti con la massima precisione, controlla la respirazione, la posizione e sviluppa la capacità di attenzione; è un combattimento interiore contro se stessi. 
Nel RANDORI, la mente interviene indirettamente, coinvolta dall'avversario : tutte le sue capacità sono in armonia con il “fisico”, che è il mezzo per dimostrare le proprie qualità in combattimento.
È importante ai fini della "massima efficacia nell'utilizzazione dello spirito e del corpo" che l'allenamento sia basato principalmente su KATA e RANDORI.
È inutile allenare la mente durante il RANDORI o potenziare la tecnica attraverso il KATA, non è il loro scopo. KATA e RANDORI sono due esercizi diversi tra loro ma complementari; indispensabili per comprendere e applicare i principi fondamentali del judo.

Links utili:


European Judo Union: http://www.eju.net

International Judo Federation: http://www.ijf.org

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